Christopher Paul Jordan
Artista in Residenza

Yale School of Art x Yale University Art Gallery

 


Open Studio: 13.07, 18.00–20.00, Via Brignone 18, Spoleto


Nato a Tacoma WA, Stati Uniti (1990), Christopher Paul Jordan è un pittore e artista pubblico. E’ il vincitore di una Open Call in collaborazione con la Yale School of Art e la Yale University Art Gallery. Oltre a una residenza di ricerca e sviluppo presso i Mahler & LeWitt Studios, Jordan beneficia di una serie di sessioni di tutoraggio con Margaret Ewing, Horace W. Goldsmith assistente curatore di arte moderna e contemporanea presso la Yale University Art Gallery.

Il lavoro di Jordan indaga la mutevolezza della memoria e il modo in cui cambiamo a causa delle nostre perdite. Adatta tecniche tradizionalmente utilizzate nella conservazione e nel furto d’arte, simulando condizioni di rimozione, sostituzione e riparazione. Spesso utilizza substrati tessili di recupero per staccare i suoi dipinti dalle loro superfici originali, rimuovendo e ricollocando gli elementi per esplorare come questi cambiamenti portano, o convertono, significato. Dice: “La rete del tessuto si comporta come un dispositivo di registrazione, recuperando storie, trame e immagini dal mondo. Spesso imbevo e innesto tele diverse attraverso il colore. Mentre le loro superfici fuse vengono separate, i dipinti si segnano a vicenda. Vivono come affini, raccontando sequenze di unione e partenza.”

Jordan, che ha un background nel muralismo, utilizza nella sua pittura tecniche vicine allo ‘strappo’, un metodo per staccare gli affreschi dalle pareti originali utilizzando tessuti, spesso per sfruttarne il valore commerciale. Dice: “Essere quello che lo storico dell’arte Lionello Venturi chiamava un ‘fiore colto’, staccato dal proprio luogo di origine e inviato in giro per il mondo: questo è il tipo di spostamento storico che la mia pratica pittorica affronta sul piano personale, sociale, e scale ambientali. Venturi notoriamente lasciò l’Europa per trovare affreschi storici italiani che erano stati prelevati dalle pareti delle chiese e dispersi negli Stati Uniti. Sono entusiasta di venire in Italia per trascorrere del tempo con i muri che alcuni di questi dipinti hanno lasciato dietro di sé, per vedere i resti e le tracce – ricordi della fragilità e della resilienza (la sopravvivenza e la trasformazione) della cultura umana. Sono interessato a come le comunità combattono per preservare il proprio patrimonio culturale in un mondo che cambia e a capire come diamo un senso alla vita sulla scia della perdita. Questi sono i semi dell’indagine che mi aspetto crescano in modi imprevedibili durante la mia residenza”. Jordan avrà l’opportunità di lavorare e studiare con esperti storici dell’arte e conservatori in Umbria, che condividono i suoi interessi e possono guidare la sua ricerca.

Attraverso pratiche parallele di performance, installazione e scultura, le ricerche di Jordan sono spesso messe in atto o permanentemente incorporate nello spazio pubblico. La sua prima mostra museale: In The Interim – Ritual Ground for a Future Black Archive, seppellisce le previsioni afroamericane della fine del mondo nel terreno del Frye Art Museum fino all’anno 2123. La sua scultura in bronzo, alluminio e acciaio alta 20 piedi andimgonnamisseverybody (2021) è il fulcro dell’AIDS Memorial Pathway a Seattle. Fellow presso il Leslie Lohman Museum e A Queer|Art, Jordan ha conseguito un MFA in Pittura e incisione presso la Yale School of Art (2023).

chrispauljordan.com